martedì 6 settembre 2016

….LE TANTE CHIACCHIERE DAVANTI AD UNA TAZZA DI THE CON LA MIA NUOVA AMICA STREGA….

Mentre percorrevamo la via verso la sua casa, Briseide si presentò e mi presentò il suo pluffo Barnaby, spiegandomi che sono dolcissimi animaletti da compagnia e che sanno parlare( se uno comprende la loro lingua).
Hanno poteri magici molto grandi che mettono a disposizione del loro compagno di vita, che però non posso usare nel mondo umano per via della LEGGE INTRAMONDO; e che quindi possono, solo con furbi stratagemmi, acuire le qualità già presenti nelle persone.
Mi spiegò che tutti i pluffi nascono di un colore opalescente, biancastro che alla luce del sole cambia colore in varie sfumature. Crescendo ogni pluffo assume un colore diverso in base alla sua personalità:
-Quelli col piumaggio molto colorato e variegato sono pazzerelli e amano giocare e scherzare per questo vengono spesso adottati dai folletti.
-Quelli monocromatici con colori allegri sono dolci e coccolosi, ideali come compagni di vita per le fatine.
-Quelli che assumono colori naturali, quasi mimetici, che sfiorano tutte le tonalità di verde e di marrone sono pacati e saggi, molto legati alla natura, perfetti per elfi , gnomi e silfidi.
-Quelli con le piume bianche sono saggi e morigerati, adatti in realtà a qualsiasi specie fatata.
-Infine quelli neri, grigi e bordeaux  sono i più potenti e cattivelli e solitamente vengono adottati SOLO da streghe perché sono le uniche a riuscire a domarli e renderli buoni, avendo queste ultime poteri ancora maggiori.
Scoprii così  che Briseide era una strega, anche se avrei dovuto sospettare qualcosa osservando la lunga veste di velluto damascato verde in coordinato col cappello a cono a tesa larga che le copriva la testa.
Mi confido in seguito di aver 781 anni umani, ma che nel loro paese, in cui il tempo scorreva in modo diverso, ne aveva oltre 10 mila.
La maggior parte del popolo magico è immortale e invecchia in modo assai bizzarro per i nostri canoni umani, lei infatti, aveva il viso di una ragazza che poteva dimostrare dai 20 ai 30 anni ma i suoi lunghi boccoli erano tutti argentati.
“Ah finalmente arrivate!” esclamò ad un certo punto della passeggiata.
Mi guardai attorno ma non vidi nulla che potesse essere un’abitazione, così la osserva mentre fissava con gioia un albero cavo.
Il pluffo entrò per primo e la strega per seconda facendomi poi cenno di seguirla.
“Seguirla? E come? In quell’albero a malapena ci sta una persona rannicchiata, figuriamoci 2 persone e ¼!” pensai mentre la mano di lei mi afferrava un braccio tirandomi dentro.
Nemmeno Ginny era troppo felice di entrare in quel posto, ma essendo legata a me dal guinzaglio non ebbe molta scelta.
All’interno dell’albero cavo c’era una Varcaterra che Barnaby aveva provveduto ad aprire appena entrato.
Al di là della magica porta c’era una bella casetta rustica ma non quella che si potrebbe definire un antro stregato.
Su un pouf rotondo, ai piedi di una poltrona, ci aspettava il micione di casa che, non appena vide Ginny, si gonfiò fino a diventare una grossa pala di pelo bianco, per poi scappare soffiando.
“Povero Ettore” esclamò Briseide ridacchiando “prego accomodati dove preferisci” mi indicò poltrone e divano con un gesto fluido della mano.
“Ti andrebbe del The?”
Annuii alla cortese richiesta, mentre mi accomodai su ina comodissima poltrona; Ginny nel frattempo senza attendere troppi inviti si sdraiò ai miei piedi annusando accuratamente tutto il pouf.
Pochi momenti dopo la donna si presentò con due tazze fumanti, seguita da Barnaby con un piattino di deliziosi dolcetti al miele e cannella.
Cominciò a spiegarmi il funzionamento delle varcaterre, le differenze, i tipi e così via.
Mentre parlavamo, bussarono alla porta e una vocina squittì “C’è una consegna per voi Signora”.
Con un gesto magico della mano Briseide aprì la porta e sorrise cordiale al piccolo omino che ci si presentò.
“Grazie Mastro PierTronchetto, quante unità siete riuscito a trovarne?” domandò.
“20 Signora, solo 20” ribadì mentre con un carretto di legno trainato da due ricci entrava in casa.
“Peccato, ne avrei voluto almeno il doppio ma tant’è che non siamo di certo noi a decidere, giusto?!” domandò la strega prendendo tre buffe monetone d’oro e una di bronzo da una ciotola sopra al tavolino.
“Se non erro, sono tre gobloni e ¼ “
“Esattamente Signora, spero di riuscire a portarvi presto altre Magipenne” detto ciò lo strano ometto si sollevò il cappello e fece un inchino prima di girarsi sui tacchi e prendere l’uscita.
Nel frattempo Briseide aveva prelevato dal carretto 20 rametti di albero e al loro posto aveva depositato le monete sorridenti.
Estasiata da tutta la scena sorrisi al folletto che stava uscendo e poi mi girai verso la donna domandando “Magipenne?”
“Sì, mia cara, sono matite incantate ricavate dall’albero secolare dell’avvera desideri, o per lo meno lo diventeranno quando io avrò inserito la mina. A ogni luna nuova lui ci dona qualche rametto maturo così che le streghe li possano lavorare ad arte”
Posò le Magipenne sul tavolino accanto alle tazze per mostrarmele . Quando ne presi in mano una, con un guizzo, un rampicante si arrotolò tutt’intorno al ramo, attonita guardai la strega che di tutta risposta annuiva compiaciuta “Sono mature al punto giusto, ora ti chiedo di scusarmi un momento ma non c’è un minuto da perdere se vogliamo ottenere risultati meravigliosi” prese tutte le penne , compresa quella che avevo in mano io e corse in un’altra stanza, da cui ricomparve solo dopo qualche minuto.
“Devi perdonarmi” mi disse accomodandosi di nuovo accanto a me “ma la magia ha i suoi tempi e quando si ha a che fare con rametti capricciosi, è meglio non lasciare nulla al caso”
Ovviamente all’epoca non capivo di cosa stesse parlando per cui mi limitai ad ascoltare ed annuire.
“Vedi queste penne avverano i desideri più profondi, basta scrivere sinceramente quello che si vuole sulle pergamene incantate ricavate dallo stesso albero e il desiderio si avvera all’istante”.
Portò alla bocca la sua tazza di the bevendone una gran sorsata prima di ricominciare a spiegare.
“Ho provato a portarle e a usarle nel vostro mondo ma lì le cose sono molto più complicate. Serve un cuore puro che creda veramente nella magia e per far si che il desiderio si avveri, bisogna sfruttare la magia degli elementi.
Servono:
un'ora magica: la mezzanotte,
un giorno magico: il plenilunio,
un luogo magico: un ruscello.
“Un ruscello?” chiesi, interrompendola
“Sì, esattamente, lì infatti è facile trovare folletti e fatine che, se commossi dalla richiesta, esaudiranno il desiderio. Devi infatti scriverlo su foglio e alla mezzanotte di una notte di luna piena buttarlo nel ruscello recitandolo tutto ad alta voce e prima che il 12° rintocco suoni.
“Ah e come mai il ruscello è pieno di esserini fatati?” Domandai ingenuamente.
“Perché, le fate e i folletti adorano ruscelli torrenti laghi boschi e tutti questi posti dove la natura trionfa e li hanno riempiti di Varcaterre , così da poterli raggiungere in ogni momento  e da ogni luogo.
Mentre chiacchieravamo, mi allungai per prendere la mia tazza di the ma sobbalzai spaventata notando la ciotola piena di soldi tremare e spostarsi. La indicai alla donna con un gesto della mano “sì è mossa! Giuro, l’ho vista chiaramente muoversi!”

“ah, sì, può essere! Ma non è nulla di grave, le nostre monete sono , diciamo, vive. Si chiamano Gobloni  perché una volta erano dei dispettosi e malvagi Goblin.
Qualche secolo fa, prima della grande depurazione, avevamo una grossa piaga, migliaia di Goblin che infestavano le nostre terre. Così il consiglio dei 7 saggi Ambasciatori decise che il regno magico doveva unire le forze per riprendere il controllo delle terre.
Ci fu una grande riunione, dove vennero convocate tutte le streghe, le fate, le sirene, gli elfi, gli gnomi, i folletti, le silfidi e qualsiasi altro essere dotato di magia.
Si decise di trasferire un briciolo di potere magico, di ciascun essere presente, sulle fate, che avrebbero combattuto i Goblin.
Da allora il compito principale delle fatine, oltre a quello di occuparsi del benessere delle piante e dei fiori, è quello di trasformare e intrappolare i Goblin.”
Prese in mano una moneta d’argento e me ne mostro il volto raffigurato su un lato.
“Vedi questo è un goblin, non potendoli uccidere, in quanto essere magici e immortali, abbiamo deciso di tramutarli in monete. L’unico modo che hanno di spezzare in parte l’incantesimo  e liberare la loro anima, è quello di portare fortuna ed esaudire un desiderio del proprietario della moneta.”
“Un po’ come la penna insomma!” esclamai io, e prima che mi potesse rispondere, continuai “e dove finisce un anima liberata?”
“bhe vola libera nel vento” mi disse, come se fosse la cosa più ovvia al mondo.
Di colpo il mio cellulare suonò “prende anche qui? complimenti” riportandomi con i pensieri alla realtà, mi alzai dalla poltrona e sorridendo ringraziai la strega ”io ora devo proprio andare, potresti riaccompagnarmi alla varcaterra?” le chiesi in seguito.
“Posso fare di meglio” disegnando un ampio cerchio con il palmo aperto della mano fece comparire la varcaterra al centro della stanza
“E’ diversa dal solito questa, dove porta?”
Briseide aprì’ la varcaterra “Porta direttamente a casa tua” e mostrandomene il suo interno vidi il mio salotto.
“Ho chiesto a Barnaby di installarne una gemella in casa tua così da poterci vedere con più facilità, spero non ti dispiaccia”
Entusiasta della novità la abbracciai “Grazie è un regalo fantastico” incredula cominciai a fare avanti e indietro dalla porta guardando un attimo casa mia e un attimo dopo casa di Briseide, persino Ginny sembrava  contenta.
Quella sera non riuscii a smettere di osservare la mia nuova, personalissima varcaterra e soprattutto non riuscii a smettere di sorridere.

martedì 2 agosto 2016

LE VARCATERRE

Per chi sa dove guardare è possibile trovare portali per altri mondi.
Non sempre sono presenti e non sempre si trovano nello stesso luogo.
Per fortuna ci sono segnali naturali che ci avvisano della loro comparsa.
Vi è mai capitato d'inverno ammirando la brina mattutina di vedere disegnati per terra dei cristalli di ghiaccio più o meno grandi, come fiocchi di neve sotto la lente d'ingrandimento giusta, che si susseguono formando quasi un sentiero?
O a primavera vedere un gruppo di farfalle comportarsi in modo strano, percorrere e ripercorrere sempre lo stesso tragitto?
Oppure d'estate, camminando nella natura, notare disegni geometrici come un cerchio, un rettangolo, un quadrato o un triangolo, formati da elementi naturali come fiori o funghi?
Bene tutte queste cose sono lì per indicarvi i passaggi; o meglio si trovano lì per indicarli a fate gnomi folletti e a qualsiasi altro esserino magico.
Il mio segnale preferito però è la nebbia, quei banchi improvvisi che si vedono anche girando in macchina, che si trovano in mezzo alle campagne, ai boschetti o alle radure e che ti fanno intravedere solo ombre.
Quei banchi di nebbia isolati mentre tutto intorno a te è sereno e limpido. Fin da bambina li ho sempre trovati incantati e forse è per questo che un bel giorno presa dalla voglia di scoperte sono incappata in un portale.
Queste porte esistono di tutte le dimensioni, ci sono a misura di folletto o di gnomo, a misura hobbit, a misura di troll e anche a misura di Gigante.
O meglio di quest'ultimo si sa che ne esista solo uno, per ovvi motivi, e nonostante sia stato situato in luogo sicuro fuori dalla portata degli esseri umani, loro continuano a caderci dentro.
Questo portale, da noi persone normali, è comunemente chiamato : "Triangolo delle Bermuda" (vedete, come vi dicevo, una figura geometrica).
Una volta superato questo portale ho appreso tante cose tra cui il nome di queste porte.
Dagli esseri magici sono chiamate VARCATERRE per via del loro potere di collegare mondi lontani e di permettere a chiunque di varcare le loro soglie.
Chiunque di voi mi abbia incontrato si è chiesto dove io raccolga le ali di fata al chiaro di luna piena o come possa trovare i corni di unicorno nelle buie e quieti notti di luna nuova; ora sapete il mio segreto, grazie alle Varcaterre, posso andare in luoghi che nemmeno immaginavo esistessero.
Ma torniamo a quando per la prima volta sono inciampata in una varcaterra.
Un giorno di qualche anno fa, stavo facendo una camminata col mio cane Ginny e mentre ci godevamo il sole mattutino in una radura, ho visto sollevarsi un velo di nebbia da terra, ma abitando in pianura padana non gli ho dato peso e ho proseguito.
Tornando indietro per rincasare notai che si era formato un vero e proprio banco di nebbia, che all'epoca avrei definito magico; fitto fitto e localizzato solo nel punto in cui prima saliva la nebbiolina.
Tutt'intorno il cielo era azzurro e l'aria era limpida ma lì la nebbia creava un mondo da fiaba celando i suoi segreti.
Incantata, continuavo a guardarlo e avrei giurato di vedere un colonnato, una porta di forma strana e, se non avessi saputo che era impossibile, un...
"Ok" mi sono detta "Andiamo a vedere" .
Così abbiamo deviato verso quell'isoletta magica e più mi avvicinavo più mi aspettato di vedere meglio, e invece la nebbia rimaneva densa in modo anormale e non permetteva di scorgere meglio al suo interno.
Solo quando arrivai davanti a questa porta arzigogolata riuscii a vedere con chiarezza.
Non potevo crederci, avevo visto bene, al di là della porta c'era un...
"No ma come è possibile?" mi domandai incredula.
Non c'erano muri a sorreggere la porta né altro, era semplicemente lì, ed era aperta.
Le girai tutt'intorno e solo quando le si passava davanti si poteva notare la sua magia; su qualunque altro lato era solo una porta aperta, bellissima certo, ma comune, ma quando uno si poneva sulla parte frontale  poteva ammirare il maestoso paesaggio che si stagliava oltre la soglia.
Mi misi davanti alla varcaterra e rimasi imbambolata nel contemplare questo scenario incantato in cui al centro, in lontananza, svettava un maestoso Castello... EH SI', AVETE CAPITO BENE, UN CASTELLO E BELLO GRANDE ANCHE!
E' difficile descriverlo, era quello che potremmo definire il classico castello delle fiabe, pieno di torri con tetti a cono, con colori vividi e brillanti che risplendevano sotto il sole.
Stavo per attraversare la soglia quando, su un sentiero che passava di lì a pochi centimetri, attraversò uno gnomo in groppa ad una salamandra sellata di tutto punto.
Si voltò verso di me, si sollevò appena il cappello in cenno di saluto, per poi virare il cammino del suo destriero con una tirata di briglia, e scomparire nell'erba alta.
Questo fece imbizzarrire Ginny, che strattonando selvaggiamente il guinzaglio tentava di catturare quella bella lucertolona nera e gialla, e tirando come nemmeno un bue sa fare, mi condusse all'interno della porta.
Una volta oltrepassata mi girai un momento e il mondo che vidi dall'altra parte mi sembrò per assurdo anche più magico, tutto era avvolto da una foschia  che ne confondeva i tratti e che lasciava ampio spazio all'immaginazione.
Riuscii poi a fermare Ginny e a distrarla dalla caccia corrompendola con un biscottino per cani che casualmente avevo in Borsa; ci dirigemmo quindi verso il castello ma sempre buttando un occhio alla porta per non perdere l'orientamento e la via del ritorno..
Avvicinandomi scorsi ai piedi del castello un piccolo borgo caratteristico, le abitazioni per lo più, erano costruite con rami e foglie o scavate dentro a collinette di terra, ma le rifiniture erano incantevoli, tutte in legno intarsiato , adornate con fiori, ghiande e bacche o decorazioni raffiguranti animali o insetti come farfalle coccinelle e libellule.
Una palla di piume volante mi sfrecciò davanti al viso tagliandomi la strada.
Si fermò a mezz'aria qualche metro più avanti, si voltò e vidi questo buffo viso senza naso ma con due occhioni languidi immensi.
Cominciò a parlare in una lingua che non conosco e che credo non saprei nemmeno riprodurre.
"Ti sta chiedendo scusa "
mi disse una dolce signora dai capelli argentati
 "gli ho detto mille volte di non volare all'impazzata non mi da mai retta!".
Sorridendo la donna proseguì il suo dire "Perdona l'avventatezza del mio amico, è un po' indisciplinato ma tutto sommato non è un cattivo Pluffo."
"No si preoccupi", le dissi io un po' perplessa mentre Ginny si dimenava nel tentativo di catturare almeno  la piccola palla di piume bordeaux.
"Un pluffo ha detto?" domandai in seguito con aria stupita
 "Esattamente cara, un pluffo, lui è un Pluffo Incantato "rispose, indicandolo  con una mano.
Credo che la mia faccia parlasse da sola, a quel punto, perché divertita mi sorrise e m'invitò a seguirla.
"Sei nuova eh?! Vieni seguimi ti spiegherò alcune cose e soprattutto di quali creature fidarti e quali invece tenere alla larga".
Cercai gentilmente di rifiutare l'invito facendole notare che proprio non potevo, anche se sinceramente morivo dalla curiosità "Non posso allontanarmi dalla porta, non so per quanto ancora rimarrà aperta e non vorrei rischiare di non trovare più la strada di casa".
"Quale porta?" mi chiese lei.
Con un gesto della mano le indicai il portale da cui ero entrata.
"Ah, la Varcaterra intendi, quelle di quel tipo restano aperte per un paio di giri di clessidra e ricompaiono ad ogni luna, ma non devi aver paura, io posso rievocarla e riaprirla in qualsiasi momento." e mi porse una mano.
A questo punto tutte le mie scuse per non seguirla erano terminate e decisi di avventurarmi e godermi quello che sarebbe successo; e dopo tante chiacchiere e una settimana trascorsa in sua compagnia, come promesso, la varcaterra era lì per me, pronta a ricondurmi a casa dove però erano passati solo pochi minuti.